CORPI ESTRANEI


La natura ci vuole morti. Non prima di esserci riprodotti.

Tutti quanti: uomini, animali, piante. E’ questo il segreto della sua eternità.

La natura è un mostro che mangia i suoi figli per perpetuare la sua gloria.

La natura inganna. Si fa adorare donandoci la vita. Si fa temere togliendocela senza pietà. La natura è crudele come una divinità, ma l’uomo, alla fine, vincerà. Perché l’uomo non è un animale. Non lo è mai stato. Darwin si sbagliava. Nessuna scimmia è mai diventata e mai diventerà un uomo.

Anche se il nostro DNA fosse uguale al 100% a quello di una scimmia, non significa che era una scimmia. L’uomo sa di essere un uomo e lo ha sempre saputo. Quello che non sa è quando e come sia arrivato sulla terra.

Neppure la natura lo sa. E’ per questo che lo combatte.

Come il nostro organismo combatte il corpo estraneo di un virus.

L’egocentrismo gli fa pensare che i tramonti, le aurore, gli arcobaleni, i fiori, le praterie e gli uccellini colorati siano la scenografia che la natura regala alla nostra esistenza. Molti uomini si preoccupano di salvaguardarla perché credono che da essa dipenda la loro vita. Altri la distruggono senza scrupoli quando è loro di ostacolo. Sia questi che gli altri moriranno. E tutti per mano della natura. Il corpo materiale degli uomini non è degli uomini. Appartiene alla natura. E’ con questo corpo che produciamo altri uomini, prima che inizi a deteriorarsi e smetta di funzionare. Ciò che gli uomini seppelliscono non sono uomini. Non sono i loro padri, le loro madri, i loro figli. Sono i corpi materiali in cui gli uomini hanno vissuto, schiavi della loro stessa natura.

Verrà il giorno in cui l’uomo si libererà della natura e la natura dell’uomo.

Prima o  poi l’uomo si riscatterà, liberandosi del suo corpo materiale.

Senza più la zavorra di deperibile carne, ossa, sangue e frattaglie, abbandonerà questo mondo terreno che non gli è mai appartenuto e tornerà a essere ciò che è sempre stato. La chiamiamo anima, coscienza, puro spirito. Intuendo o meglio sperando che rimanga qualcosa di noi dopo la vita terrena. In realtà quella cosa cui assegniamo nomi diversi e ci sembra così misteriosa, confusi com’eravamo dalla fisicità del nostro corpo e della natura in cui, chissà perché, ci troviamo a vivere, siamo semplicemente noi.

E’ l’Uomo.

La vera domanda non dovrebbe essere:

 “Chi siamo?” Lo sappiamo perfettamente.

Dovrebbe essere: Perché siamo proprio qui?

Dove per QUI vogliamo intendere il nostro pianeta e il nostro corpo.

Dove andremo e come saremo, una volta tornati alle nostre origini?

In nessun luogo e in nessuna forma a noi conosciuta finché non ci saremo arrivati.

E che ne sarà degli impulsi elettrici che attraversando la nostra materia cerebrale ci facevano sentire vivi? Non ne avremo più bisogno perché non saremo più né vivi né morti? Saremo solo noi per sempre? Quando anche i robot svilupperanno la capacità di pensare autonomamente, cosa succederà premendo il tasto off? La ferraglia che erano, ritornerà a essere ferraglia, ma per LORO, e per noi, ci sarà davvero una fine?