GLI SCONFITTI


Cara Vita, hai vinto la partita.

Ora, per favore, lasciami perdere.

La tua gara non mi è mai piaciuta.

Mi hanno iscritto senza chiedere il mio parere.

Se vi ho partecipato è stato solo per vigliaccheria e per senso di colpa.

Non volevo deludere che tifava per me.

La verità è che non mi è mai interessato vincere.

Chiedo ufficialmente al Giudice Di Gara il permesso di perdere.

Sì,  voglio perdere. Caro Dio, lasciami perdere.

Lascio la vittoria a quelli con il Suv che, in corsia di sorpasso,

mi vengono a culo e mi fanno gli abbaglianti.

A quelli con gli armadi pieni di impeccabili completi grigi

Allineati tra uno scheletro e l’altro.

A quelli che credono che la mia morte sia la loro vita

Senza accorgersi che loro sono già morti dentro.

A quelli che non bisogna mollare mai

Che non bisogna farsi cadere le braccia

Che chi si ferma è perduto

E poi cadono schiantati da un infarto

Proprio davanti a chi si era seduto.

Dice il saggio che se riesci a fare nulla per un’ora

Senza sentirti una nullità

Hai colto il vero senso della vita

Perché è solo fermandoti a pensare

Che capisci che un senso non ce l’ha.

E’ per questo che ti dicono di correre

Di non fermarti mai

Ti convincono che devi vincere

Senza spiegarti cosa.

I veri vincitori sono gli sconfitti come me

Perché hanno aperto gli occhi

E hanno scoperto che in realtà

Non c’è nessuna gara e nessun premio finale

Chi corre non vuole pensare

Non vuole incontrare la sguardo

Di chi, come me, si è arreso e si è accorto

Che qualcuno sposta sempre il traguardo.