I TESSITORI


Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a’ telai stanno.
– Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l’ordito fanno.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, nei freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon dio, ci sazïò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha!
Ei ci ha spremuto infin l’ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l’infamia e l’abominazione!
Ove ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzïone!
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dí:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre
Tuo, che di tre maledizion s’ordí.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

[Heinrich Heine, Die Weber, ballata pubblicata per la prima volta nel “Vorwarts!” di Parigi nel 1844, traduzione di Giosuè Carducci]