IL VIVENTE UMANO


Il vivente umano si affaccia sullo scenario dell’universo con la sua tenera, umorosa corporeità. Solo una parte di essa si fa scheletro, permanendo inerte molto più in là del suo scopo originario, dando testimonianza ai posteri di una vita da tempo conclusa.

Più progredisce, più riesce a vincere la sfida con le condizioni avverse, modificando temperatura, radiazione, pressione atmosferica. Disinfettando, depurando, ossigenando. Pur essendo ancora potenziale nutrimento di altri viventi, ne ha quasi debellato il pericolo.

Il vivente umano, un giorno, per la prima volta, ha sorriso. Ha lasciato l’impronta della sua mano sulla roccia senza alcun fine utilitaristico. Un giorno, per la prima volta, ha sperato che qualcuno più bravo di lui lo venisse ad aiutare a sopravvivere. E non ha ancora smesso d’invocarlo. Un giorno il vivente umano ha pianto e si è chiesto perché. Tutto questo mentre gli altri viventi continuavano a guardarlo incuriositi. Le lucertole non sapevano di essere ciò che erano, ma, certamente, sapevano di essere. Avevano coscienza di sé, ma rimanevano totalmente disinteressate all’arrovellamento del vivente umano. Anche lui sapeva di essere. Da dove arrivò lo stimolo che, attraversando la rete nervosa con un impulso elettrico, arrivò alla sua centrale encefalica e fece brillare la prima domanda esistenziale?

La straordinaria affermazione della nostra specie sta nello spirito di ricerca e di conquista. Un percorso compiuto con forti incongruenze tra soggetti, popoli e singoli individui: da una parte i più adeguati, innovatori, intrepidi e finanche aggressivi, dall’altra i più titubanti, torpidi, facili all’errore, con vari gradi intermedi. Ne procedettero stirpi diseguali; nei secoli, molte delle più nobili decaddero, e dalle plebee ne nacquero altre dal grandioso destino, ma l’immutata volontà di avanzare nell’inesplorato, di attuare tutto il progresso possibile, ha portato al continuo replicarsi di nuovi successi e più libertà, insieme ad altra inadeguatezza, e a fallimenti ancor più penosi.

E’ accettabile che tutto questo accada senza uno scopo? Dovremo renderne conto a qualcuno o solo a noi stessi? Saremo tutti chiamati al redde rationem del Vangelo secondo Luca 16,2? O il vivente umano scomparirà un giorno come i dinosauri e nessuno più piangerà?