In uno dei vangeli apocrifi,
cosi chiamati perché non riconosciuti dalla Chiesa ufficiale, a differenza di
quelli canonici, ed esattamente in quello chiamato “Protovangelo di Giacomo”,
si racconta che, nella grotta di Betlemme, Maria fu assistita nel parto da una
levatrice che raccontò poi ad un’altra levatrice il fatto miracoloso della
donna che aveva partorito un bambino ed era rimasta vergine. Questa seconda
levatrice, chiamata Salomè, da non confondersi con la Salomè che chiese la
testa di Giovanni Battista, non credette alla storia e volle controllare di
persona, ma quando mise il dito nella “natura” della Madonna, la sua mano
bruciò e si staccò dal braccio. La donna allora chiese perdono a Dio per non
avere creduto e fu perdonata. Un angelo le disse di avvicinare la mano al
bambino e, quando lo toccò, immediatamente guarì e si riattaccò al braccio.
Questa storia si perse nel tempo e non fu più raccontata, ma esistono diverse
rappresentazioni sacre nelle quali è ricordata, come ad esempio, nel quadro qui
sopra, dove le mani della donna, non sono bruciate e staccate, ma appaiono
cadenti come fossero invalide.
Il cinico lettore potrebbe
osservare che Salomè non poté comunque constatare l’effettiva verginità della
Madonna, poiché la mano bruciò, al contrario dell’altro incredulo dei Vangeli
canonici, San Tommaso.
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