— La donna era giovane e bella, continuò Barabba,
malgrado lo strazio della miseria che si scorgeva nei suoi tratti e nei suoi
vestiti. Io la conoscevo già. È di Gerico e si chiama Lia. Suo marito essendosi
riunito alla setta degli Esseniani l'ha abbandonata da due anni insieme col suo
bambino. Vive pettinando lana. Probabilmente il lavoro le era mancato. Gli
scribi, i farisei e le guardie del Tempio si affollavano intorno al gruppo che
trascinava quella donna scapigliata che piangeva e gridava: Oh il mio povero
figlio, il mio povero figlio! — Dice allora un levita: se andassimo a vedere
cosa ne dice il Rabbì di Galilea che predica al pozzo di Salomone? — Sì, sì,
rispondono in coro tutti i parassiti del Tempio, portiamola dal Rabbì di
Galilea. — Fino dal mattino questo Rabbì era andato di piazza in piazza,
facendo capannelli intorno a sè e parlando al popolo. Aveva provocato ed
irritato i farisei mettendoli in ridicolo e trovandoli in fallo. Aveva parlato
contro il Sabato, contro il lavarsi le mani, contro le pratiche esterne del
culto: e chissà che altro! Il popolo diceva: Ma questo Rabbì sarà forse un pochino
profeta, un tantino messia? Lui non rispondeva né sì, né no, ma raccontava ora
una parabola, ora un ingarbugliamento di parole, che neppure Satana ne avrebbe
compreso una sillaba. I farisei credevano ora di prenderlo in trappola. La
legge di Mosè è chiara. Si spinge dunque la donna verso il Rabbì, e tutti si
affollano per vedere e ascoltare. Il caso era grave. La risposta doveva esser
precisa. Pilato se ne frega dell'adulterio, che per lui non è nè un delitto nè
un peccato. Ma il Rabbì cosa risponderà? Se condanna la donna, irriterà Pilato;
se l'assolve, contraddice la legge di Mosè. Lui li lasciò venire. — Rabbì,
Rabbì, gli si grida da ogni parte, ecco una donna che abbiamo preso sul fatto
mentre commetteva adulterio. E’ sposata, tutti lo sanno, e lei stessa lo
ammette. — Mmm…, brontolò il Rabbì senza alzare la testa e continuando a
tracciare dei disegni sulla sabbia — Maestro, gridava disperata la povera
donna; avevo fame, il mio bambino aveva fame, non mangiavamo da due giorni. Non
una briciola di pane, non un soldo! Il Rabbì levò gli occhi sulla donna, e dopo
averla considerata per alcuni istanti: — Sì, eh! mormorò continuando a
tracciare sgorbi nella polvere. — La legge di Mosè è chiara, osservò qualcuno tra
la folla. — Cosa ci comanda questa legge? domandò con calma il Rabbì. — Di ucciderla
a colpi di pietra, gridarono da ogni parte.
Moab
che aveva ascoltato questo racconto di Barabba, a questo punto fece salto, come
se avesse camminato sopra una vipera. Era spaventosamente pallido, ma non disse
una parola. Noi lo guardammo, sorpresi. Barabba continuò:
— La povera donna non smetteva di gridare: grazia,
grazia! Avevo fame, il mio ragazzo aveva fame; non trovavo più lavoro, non
avevo credito, non mi si faceva la carità. — Qual è la legge? disse ancora il
Rabbì— Tu che insegni tante cose, gli risposero, dovresti pur conoscerla. — La
tua opinione dunque è che debba essere lapidata? insistè il Rabbì. — È la
legge, risponde la folla. — Bene allora, grida il Galileo alzandosi e dominando
col suo sguardo quell'assemblea curiosa e piena di ansia. Bene! replica lui,
colui fra di voi che si crede senza peccato le getti la prima pietra.
Questa frase fu come uno scongiuro magico. Tutta la folla restò sorpresa per un istante, non comprendendo, nè indovinandone il senso; poi ognuno s'allontanò in silenzio, con la testa bassa, e gli occhi pensierosi. Il Rabbì si avvicina allora alla donna che era caduta quasi svenuta nella polvere, le mette in mano di nascosto una moneta, la sola forse che possedeva, e le dice con un dolce sorriso: Va, povera donna, va e non peccare più.
Vedendolo alzarsi dal posto dove stava seduto, io avevo biascicato: Toh'! ma è mio nipote questo Rabbì!
Voi lo capite. Se io potessi attirare un uomo di simile levatura nel nostro progetto, pensavo io...Lui non mi aveva forse sentito. Mi sono allora avvicinato. — Nipote, gli dissi, non riconosci più il marito della sorella di tua madre? — Il Rabbì alzò lentamente la testa, e fissò il suo sguardo su me. Questo sguardo si rischiarò, si dilatò, divenne infiammato. Fece un passo indietro.... e mi disse: Vattene, zio!
— Ma no, ma no, interruppe Justus, lui ti ha detto:
Indietro, infame, indietro. — E la sua voce, così dolce un momento prima,
rintronava nel Tempio.
— Sì, sì, forse lo ha detto, continuò Barabba. Io lo
conosco; quel giovane è sempre stato misantropo e poco rispettoso verso i suoi
parenti. E’ per questo che io non ci feci attenzione, ed ostinato nel mio
progetto di metterlo a parte delle nostre idee, gli insinuai a voce bassa una
parola, domandandogli di unirsi a noi per liberare Israele dalla contaminazione
dei Gentili. Ah sì! Lui continuava sempre a gridare: Va....
— Indietro, infame, indietro, ripetè Justus.
— Poichè ti sta tanto a cuore, sia pure, aggiunse
Barabba. Allora siamo usciti dal Tempio per la porta Dorata, ed eccoci un po'
in ritardo, temo.
Hannah aveva ascoltato questo racconto con pazienza, esclamando
soltanto: «Ancora quest'uomo!» allorchè Barabba aveva nominato il Rabbì di
Galilea. Ma io l'avevo seguito con interesse; Menahem, con indifferenza. Moab
sembrava annientato. Alla fine, Hannah disse:
— Non abbiamo tempo da perdere. Veniamo alla nostra faccenda. Non c'è nulla da cambiare al piano già stabilito. Ecco le istruzioni definitive che voi porterete al Consiglio dei Trentacinque, aggiunse presentando a Menahem uno scritto. Domani è sabato, l'esplosione della sommossa è aggiornata quindi a dopo domani. Se qualche cosa dovrà essere modificata, lo saprete qui, domani, all'ora quarta.
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