LE AVVENTURE DI ABRAMO 6


Un giorno il Signore, annoiato dalla sua eternità, pensò di fare uno scherzetto ad Abramo senza neppure offrirgli l’alternativa del dolcetto.

"E' così docile quest’uomo che voglio proprio vedere fino a che punto è disposto ad ubbidirmi” pensò il Creatore.

Lo chiamò e lui, come sempre, rispose subito:

“Eccomi Signore!”

“Caro Abramo” disse Lui con un tono di voce fin troppo affettuoso “ spero tu ti renda conto di quanto sei stato fortunato ad essere stato scelto da me come capostipite del mio popolo eletto…vedi come ti assisto e consiglio sempre per il meglio nel momento del bisogno…”

Abramo, udendo quelle parole pensò:

“Ahi…qui si mette male…dove vuole arrivare…cosa mi chiederà questa volta?”

“Mio Signore, io ti sarò sempre grato e fedele per i doni che mi hai dato. Mi hai persino dato un figlio da quella vecchia ciabatta di mia moglie Sara e non voglio affatto sapere come abbia agito, esattamente, lo Spirito Santo. Secondo la tua volontà ho tagliato il prepuzio ad Isacco e già che c’ero, per dimostrarti quanto ti adoro mi sono tagliato anche il mio…non vorrai mica che mi tagli anche…”

“Taci” lo interruppe il Signore “Hai parlato anche troppo!”

Il suo tono ora era più severo. Come si addice al Dio del Vecchio Testamento”.

“Voglio che sacrifichi tuo figlio Isacco in mio onore.”

Abramo rimase incredulo e inorridito di fronte a tale richiesta e, istintivamente, replicò:

“Eh no” Allora piuttosto mi taglio l’uccello! Non puoi chiedermi questo!”

“Non bestemmiare” lo ammonì il Signore che cominciava a divertirsi un sacco “Ubbidisci e basta altrimenti…ho qui pronta per te una piaga che ho appena creato!”

Abramo allora si scusò e promise a Dio che avrebbe provveduto immediatamente.

“Isacco!” chiamò con voce malferma “vieni che andiamo in montagna a fare un sacrificio al Signore.”

L’amato figlio rispose: “Ora non mi va, grazie. Vai pure tu da solo.”

“Col cazzo che ci vado da solo” si lasciò sfuggire l’anziano genitore. “Devi esserci anche tu. E’ assolutamente indispensabile.”

Isacco non capì ma ero uso ubbidir tacendo, e così fece.

Giunti sul luogo prescelto da Abramo per il sacrificio, Isacco si guardò attorno e disse:

“Padre, qui non c’è neanche l’ombra di un animale, Cosa sacrifichiamo?”

“Non cosa, ma chi” rispose il patriarca avvicinandosi a lui con un coltellaccio.

Isacco capì e, tanto sorpreso quanto rassegnato, ebbe solo la forza di sussurrare:

“Scrivi pure nelle tue memorie che ho accettato con gioia di essere ammazzato, così facciamo bella figura entrambi, ma sappi che stai facendo una grandissima stronzata!”

A questo punto apparve a loro un angelo del Signore che espose uno striscione con la scritta: “ERA SOLO UNO SCHERZO! AH! AH!”

Subito dopo udirono la potente voce del Signore che spiegò loro come avesse voluto divertirsi alle loro spalle mettendoli alla prova e si complimentò con loro per averla superata. Fu così che Dio poté constatare come Abramo e suo figlio Isacco fossero due fessi, ma questo se lo tenne per sé.

Se tutto quindi finì bene per loro, non altrettanto si può dire per il povero montone che il Signore fece apparire all’istante per venire subito convenientemente sgozzato per il sacrificio. Non sapremo mai cosa pensò la povera bestia nei pochi secondi che durò la sua assurda esistenza, né perché a Dio piacesse vederlo sgozzare.

Quando tornarono a casa nulla fu come prima. Isacco disse a suo padre:

“Hai perso la mia stima.”