Come ci possiamo sentire davanti agli
avvenimenti dell’anno 2016?
Attentati terroristici lontani, vicini e
vicinissimi a chiunque abiti sulla terra; l’unica nazione in cui si parla la
lingua ufficiale dell’Europa esce dall’Europa; terremoti in piccoli paesini,
nel momento in cui sono presenti centinaia di persone che di solito vivono
altrove; la Corea del Nord fa esplodere una bomba all’idrogeno, per
provare; la squadra di calcio del Leicester vince il campionato inglese; pochi
giorni dopo, Mark Selby, nato e cresciuto a Leicester, vince il campionato
mondiale di Snooker; il Nobel per la Letteratura viene assegnato a un rocker; muore Fidel Castro, che aveva fatto credere a tutti che non
sarebbe mai morto; muore Umberto Eco, che sapeva troppo per morire davvero; l’autostrada
Salerno-Reggio Calabria viene completata; Theresa May, seconda donna premier
del Regno Unito, fa visita alla Regina vestita con una abito nero e giallo e
una paio di scarpe leopardate; George Micheal muore di infarto nel giorno di
Natale.
Last
Christmas I gave you my heart...
Troppe informazioni.
I problemi personali sono messi all’angolo, noi
stessi ci vergogneremmo di guadagnare il centro del ring, perché c’è ben altro
che deve succedere e ha bisogno di spazio. E così sia: mettiamo in prospettiva
le nostre idiosincrasie e cerchiamo di capire e assistere chi sta peggio. Ma
così come è impossibile scoprire qualcosa della personalità di tuo cugino, che
non vedi mai, nel breve tempo di un pranzo, è altresì impossibile riuscire a
comprendere e approfondire un avvenimento nel brevissimo tempo che abbiamo tra
un’informazione e quella successiva. Il flusso è martellante e asfissiante.
Perciò si dovrà fare una selezione, e si sceglierà per interesse o per
prossimità geografica. Via il cugino, tanto non c’è speranza di costruire
qualcosa; via lo zio, tanto non mi sopporta; via la nonna, tanto non sente;
eccetera. Tutte le energie per genitori, fratelli e sorelle. È il miglior
piano, perché è l’unico.
"Lo scorso Natale ti ho dato il mio
cuore / ma il giorno dopo, sei andata via / quest'anno, per salvarmi dalle lacrime
/ lo darò a una persona speciale".
Questa canzone è una buona metafora di come un
individuo di media sensibilità vorrebbe rivolgersi a chi ha deciso il destino
del duemilasedici — che sia dio, Dio, un gruppo di dèi, il Caso o la lobby
degli psicofarmaci. Bisogna attrezzarsi per affrontare meglio un altro anno e
un altro Natale.
Non è stata
la fine del mondo, è solo la fine del duemilasedici. Il duemiladiciassette non
promette niente di meglio. Meglio
arrivare preparati.
Edoardo
D’Elia
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