La
bestemmia è la scoria di un totalitarismo religioso incompatibile con il
progresso umano. Ma se la bestemmia presuppone la religione, allora la
scomparsa della bestemmia presuppone la scomparsa della religione? Forse tanti
moralisti religiosi farebbero bene a riflettere quando dicono che vorrebbero
veder estinta la bestemmia dal novero delle parole umane. Forse finché l’uomo
bestemmierà, continuerà ad affermare il dogma dell’esistenza divina proprio
nello stesso istante in cui assocerà la natura di Dio a quella di una scrofa
maleodorante. La sopravvivenza della bestemmia potrebbe, dunque, indicare la
sopravvivenza della stessa religione attraverso un meccanismo sociologico
“perverso” e paradossale, ma efficace e persistente. Forse, un giorno,
arriveremo a rimpiangere la bestemmia, in caso di sua scomparsa. O forse no. In
passato con la bestemmia Dio diventava una presenza costante e familiare nella
vita quotidiana di mezzadri, contadini o fattori, molto più di quanto fosse
possibile a chiunque attraverso preghiere bizzarre, incomprensibili e
oltretutto fastidiosamente comandate; Dio dopotutto non poteva essere del tutto
indifferente a questi uomini se lo ingiuriavano con tanta passione.
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