L’uomo moderno è, fondamentalmente, un inetto con il suo Io frammentato,
confuso, debole e irrisolto.
Il suo
viaggio nella vita non porta né ad alcuna meta né ad alcun risultato.
Il suo
percorso è segnato da continui insuccessi e sconfitte.
Non è in sintonia
con i figli. Tradisce o è tradito dalla compagna.
Ci
svegliamo. Abbiamo appuntamenti più o meno piacevoli. L’ufficio. Ci
riaddormentiamo. La domenica pomeriggio girovaghiamo per il centro, tra negozi,
persone e monumenti, mantenendo questo nostro incedere disattento e svogliato.
Raramente ci capita di avere un’animata discussione su William Shakespeare. Conosciamo persone tramite amici comuni. I
nostri unici atti “eroici” consistono nell’ubriacarci saltuariamente,
fomentando risse. Passata la sbronza, impegniamo tutte le nostre energie per
difendere la nostra immagine e la nostra reputazione. Delle quali non importa
niente a nessuno.
Intratteniamo
gli altri in lunghe conversazioni che trattano delle diverse vicissitudini che
abbiamo vissuto nella nostra vita fino a quel momento.
Il nostro
interlocutore attende con finta pazienza e attenzione, aspettando il proprio
turno. Monologhi travestiti da dialoghi per non essere sorpresi a parlare da
soli. Facciamo progetti per il futuro per sopportare il presente e non ci
azzardiamo a realizzarli per non doverne poi inventarcene altri.
Alla sera,
stanchi, andiamo a letto ripensando all’evolversi della nostra giornata e
addormentandoci prima di riuscire a darle un voto. Chi dorme accanto a noi sta
già russando e, per un attimo, ci assale la crudele sensazione ci aver trascorso
la maggior parte della nostra vita con una persona tuttora a noi sconosciuta.
La nostra odissea naufraga nel disordine e nella mancanza di senso.
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