VOLTAIRE E I MARTIRI


Martiri

dal Dizionario Filosofico di Voltaire

Ci raccontano, a proposito dei martiri, tali sciocchezze da far morir dal ridere. Tito, Traiano, Marco Aurelio, quei modelli di virtù, ci vengono dipinti come dei mostri di crudeltà. Fleury, abate del Loc-Dieu, ha disonorato la sua storia ecclesiastica con favole che una vecchietta di buon senso non racconterebbe ai nipotini.

È possibile ripetere seriamente che i romani condannarono sette vergini settantenni a passare per le mani di tutti i giovani della città di Ancira, essi che punivano a morte le vestali per la minima infrazione in fatto di sesso?

È probabilmente per far piacere agli osti che s’immaginò che un oste cristiano, di nome Teodoto, pregò Dio di far morire quelle sette vergini piuttosto che esporle a perdere la più ammuffita delle verginità. Dio esaudì quell’oste pudibondo, e il proconsole fece annegare in un lago le sette damigelle. Non appena furono annegate, esse andarono a lamentarsi da Teodoto del tiro mancino ch’egli aveva giocato loro, supplicandolo d’impedire che fossero mangiate dai pesci. Teodoto prende con sé tre bevitori della sua taverna, va al lago con loro, preceduto da una fiaccola celeste e da un cavaliere celeste, ripesca le sette. vecchie, le sotterra, e finisce impiccato.

Diocleziano incontra un ragazzino, di nome san Romano, balbuziente; vuol farlo bruciare perché cristiano; tre ebrei, che si trovano là, si mettono a ridere perché Gesù Cristo lascia bruciare un ragazzino che gli appartiene; gridano che la loro religione è superiore a quella cristiana, perché Dio liberò Sidrac, Misac e Abdenago dalla fornace ardente; subito le fiamme che circondano il piccolo Romano, senza fargli male, si allontanano da lui e vanno a bruciare i tre ebrei.

L’imperatore, sbalordito, dice che non vuole avere brighe con Dio; ma un giudice di villaggio, meno scrupoloso, condanna il piccolo balbuziente e gli fa tagliare la lingua. Il protomedico dell’imperatore è abbastanza onesto da fare lui stesso l’operazione; ma, appena ha tagliato la lingua al piccolo Romano, questi si mette a cianciare con una volubilità che manda tutti in visibilio.

Nei martirologi si trovano cento favole di questa specie. Si è creduto di rendere odiosi gli antichi romani, e ci si è resi ridicoli. Volete proprio delle vere barbarie bene accertate, dei buoni massacri bene assodati, dei fiumi di sangue effettivamente versati, e padri, madri, mogli, bambini lattanti realmente sgozzati e ammucchiati gli uni sopra gli altri? Mostri persecutori, non cercate queste verità nei vostri annali: le troverete nelle crociate contro gli albigesi, nei massacri di Merindol e di Cabrières, nella spaventosa notte di san Bartolomeo, nelle stragi d’Irlanda, nelle valli valdesi. Sta proprio a voi, barbari, d’imputare ai migliori imperatori crudeltà stravaganti, voi che avete inondato l’Europa di sangue e l’avete coperta di corpi agonizzanti, per provare che lo stesso corpo si può trovare nello stesso tempo in mille luoghi diversi , e che il papa può vendere indulgenze! Cessate di calunniare i romani, vostri legislatori, e chiedete perdono a Dio delle infamie dei vostri padri!

Non è il supplizio, voi dite, che fa il martire, ma la causa. Ebbene, vi concedo che le vostre vittime non debbano essere chiamate col nome di «martire», che significa testimone; ma quale nome daremo ai vostri carnefici? I Falaride e i Busiride furono i più miti degli uomini in confronto a voi; la vostra Inquisizione, che sussiste ancora, non fa forse fremere la ragione, la natura, la religione? Gran Dio, se si riducesse in cenere quel tribunale infernale, dispiacerebbe al vostro animo vendicatore.